lunedì 2 marzo 2015

Birdman o la virtù del metafilm


Appena usciti dalla sala, alcuni hanno associato Riggan Thompson come il doppio di Michael Keaton, un attore che nel corso del tempo non sarebbe riuscito a volare o, per i più maligni, a staccarsi dai personaggi di Beetlejuice e Batman (entrambi personaggi di Tim Burton). Thompson, per  non essere ricordato soltanto come il personaggio Birdman che lo ha reso famoso (con ben due sequel), si inventa una realtà dove possiede poteri sensoriali, trascinando lo spettatore in un vortice dove è attore onnisciente e onnipotente, tanto da eliminare, con la sola forza del pensiero, un commediante debole per la sua piece teatrale.

Mike Shiner è il sostituto attore che conosce le battute a memoria prima dell'anteprima a Brodway, l'istrione necessario affinchè  non venga cancellato lo spettacolo; è l'Altro Thompson, o meglio è il suo contrario: recita nella vita reale mentre sul palcoscenico fa a meno delle battute, distruggendo il copione preparato da Thompson, necessità per diventare una celebrità del (nuovo) mondo dello spettacolo.

Le prove avvengono tra intervistatrici che ignorano chi sia Roland Barthes e critici cinematografici che tentano di distruggere il Thompson più impegnato e meno hollywodiano, legato al suo Super-Io e alla sublimazione del passato da super eroe. 


Dopo aver preso il posto di Shiner, (Edward Norton), l'uomo-uccello-Super-Io abbandona Riggan Thompson, la nuova star mediatica che acquista, finalmente, un Io. Thompson attraverso i nuovi flussi mediatici di Youtube e Twitter spicca il volo, è libero, non è più l'attore/regista onnisciente, la forza della verità del folle gesto teatrale uccide Birdman che, prima di allontanarsi per sempre, scarica gli ultimi residui nel water. Thompson diventa egli stesso quel corpo (eliminando il doppio), trasformandosi in un uccello che, con il naso/becco tumefatto che cambia la sua fisionomia, vola al di sopra di tutti.


Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)  è  un racconto metafilmico che ha la stessa forza di Trappola mortale di Sidney Lumet, dove ogni incastro teatrale è il necessario per non essere dimenticati dall'onnivoro mondo cinematografico, pronto ad ingurgitare le vecchie glorie del cinema (come successo a Norma Desmond in Viale del tramonto di Billy Wilder).



Danilo Ruberto

domenica 12 gennaio 2014

Nuovo western per Tarantino nel 2015: The hateful eight



Tanti rumors per il prossimo film di Quentin Tarantino che, dopo il successo di Django Unchained, dirigerà un altro western, The Hateful Eight (Gli Otto Odiosi). Sembra che il regista ci abbia preso gusto dopo il successo dello spaghetto western del 2012, il grande omaggio ai registi italiani Sergio Corbucci e Sergio Leone.  Non sarà un sequel di Django il film che sarà girato nell'estate 2014. Secondo il sito Deadline, Tarantino (aiutato dalla collaboratrice per i casting Victoria Thoma) potrebbe offrire una parte al cavallo vincente del suo primo lavoro western, già in Bastardi senza gloria, Cristoph Waltz, alimentando il sogno dei fans di una tripletta di Oscar per il proprio beniamino.


Il film sarà nelle sale solo nel 2015, intanto secondo altri rumors l'attore cameo in Django Bruce Dern (attore nell'ultimo film di Alexander PayneNebraska, 2013) potrebbe affiancare Waltz nel prossimo spaghetto di Quentin Tarantino. Che ci abbia preso gusto? Restando nel tema del cinema italiano (in Django Unchained i fans del genere cinematografico si sono goduti anche l' omaggio a Lo chiamavano trinità), il cineasta è atteso a marzo a San Benedetto Del Tronto per una parte assegnatagli nel film sulla boxe clandestina del regista Enzo Castellari, cameo nel film del 2013 e regista di spaghetti e polizieschi, ispirando Tarantino per il  Bastardi senza gloria (Quel maledetto treno blindato, 1977), inaugurando quello che il regista chiama il genere "Macaroni Combat".

Il ruolo da protagonista nel film di  Castellari è assegnato a Franco Nero (Django, di Sergio Corbucci), un ex pugile cui spiegherà ad un bambino di 10 anni i valori di questo sport: «Il ruolo di Tarantino sarà fondamentale - dice il regista - dato che deciderà l'epilogo e il futuro dei protagonisti. Rappresenterà la grande speranza per i disadattati».
Danilo Ruberto

venerdì 10 gennaio 2014

Torna RoboCop al cinema il 6 Febbraio

Perché avere paura dei robot? L'america è così Robofobica e con tanti nemici da combattere. Si apre così il trailer italiano del reboot di Robocop - il futuro della legge, film del 1987 diretto dall'olandese Paul Verhoeven. Il remake del 2014 riporta sul grande schermo l'agente Alex Murphy, il cyborg metà uomo e metà macchina reso celebre da Peter Weller nel film in cui un'avanzata lotta al crimine (in una città del futuro) deve creare una metropoli utopistica, reprimendo ogni violenza e criminalità  con l'utilizzo di un'alta tecnologia, il poliziotto robot.

La scelta del regista (2014) brasiliano Josè Padilha è caduta (dopo aver scartato Fassbender, Matthias Schoenarts, Chris Pine e Russell Crowe) sull'attore Joel Kinnaman (Millennium - Uomini che odiano le donne). Dagli anni 80 gli effetti speciali e la tecnologia nel cinema sono avanzate, guardando il trailer pubblicato su youtube l'impatto, per chi ha visto il film originale, è  diverso. Rivestendo la tuta d'acciaio con delle protesi che sostituiscono gli arti e il corpo mutilato, il cyborg Murphy avrà il compito di pulire la città dai suoi elementi peggiori usando una mitragliatrice, pistole e lanciarazzi: al 6 febbraio al cinema nessuno dovrà varcare la tenda d'entrata senza aver visto il primo RoboCop.

Il reboot rende omaggio ad una pellicola simbolo degli anni '80, che ha avuto due sequel, un cartone animato, un videogioco e diversi fumetti. Il nuovo anno si apre all'insegna di un super eroe meccanico senza poteri che vanno al di là della sfera umana o azioni dettate dalla propria autonomia. E' la multinazionale che crea robot, OmniCorp, a presentare l'ultimo ritrovato della tecnologia più avanzata utile per la società, una comunità utopistica dove l'agente, svegliatosi in un nuovo corpo, dovrà tener conto dei suoi sentimenti umani intrappolati nella scatola di titanio.

A presentare RoboCop ai media è Pat Novak, interpretato da Samuel Jackson, magnate della televisione. A lui si affiancano gli attori Michael Keaton, Gary Oldman, Jackie Earl Haley, Jay Baruchel, Jennifer Ehle, Micahel K. Williams, Abbie Cornish. Un nuovo personaggio è stato introdotto nel reboot di Padilha, l'attore Gary Oldman (Dracula di Bram Stocker, Leon, Batman Begins, Il cavaliere oscuro) vestirà i panni dello scienziato che salverà la vita ad Alex Murphy trasformandolo in un corpo metà uomo metà macchina.

Qui il trailer italiano:


Trailer originale:

sabato 20 aprile 2013

Nella casa (2013)


Questa pellicola francese ha come soggetto la scrittura di un romanzo, con le regole della semiotica del testo illustrate dal professor Germain ad un promesso scrittore, l' allievo Claude. Il curioso adolescente da un semplice tema da scrivere a casa ("racconta il tuo fine settimana") appassiona il professore, il quale spinge il suo allievo ad introdursi nella famiglia di un altro componente della classe, Rapha, per scrutare da vicino il modo di comportarsi della sua famiglia.

Claude è uno studente con ottimi voti in matematica ed è un amante della scrittura. Si avvicina a questo mondo, che è anche il mondo l'insegnante e della propria  moglie, partendo dall'irrefrenabile voglia di osservare come vivono le persone, di conoscere le loro abitudini, di sapere come è fatta la loro casa.

E, illustrando nel film (alla maniera del semiologo Greimas) l'eroe e la realizzazione dei suoi scopi, con tutti gli anti-eroi e gli ostacoli che si frappongono tra protagonista e scopo, Claude riesce a diventare amico del solitario Rapha, figlio di una media famiglia borghese francese. Entra in casa loro, come l'ospite pasoliniano di Teorema (a mia sorpresa Pasolini viene citato nel film di Ozon) e ne sconvolge le vite.

Rapha ha finalmente un amico, un fratello, si innamora di lui ma viene deriso dai compagni di classe quando il professor Germain vuole che in classe sia letto il suo tema sull'amicizia. Emerge nella vita di questo timido ragazzino impacciato il sogno di avere qualcuno come amico, invece che essere il classico ragazzo solitario con solo il padre come confidente.

Nella famiglia di Rapha, Claude non è solo colui che, dopo esser mal visto dalla madre (Jeanne), riesce a far prendere 9 in matematica al timido studente incapace  (un espediente del professore Germain per far sì che il racconto del promesso scrittore vada avanti fino ad una conclusione, frequentando ancora casa sua), ma gioca a pallacanestro con padre e figlio e si innamora della madre di Raph, Jeanne, una donna stanca, assopita, che desidera essere di nuovo amata.

Claude è un ragazzo fuori dal comune, un voyeur, un osservatore attento, un ospite dei modesti appartamenti francesi. Sul finale siede fuori, in strada, su di una panchina ad osservare da lontano la casa di Rapha, quell'appartamento che, come una telecamera, sognava di osservare fino in fondo. Manca un vero finale nella scrittura del suo primo lavoro da scrittore, fino a quando l'ambizioso Claude, come l'ospite senza nome della pellicola pasoliniana, si introduce ad osservare una nuova casa, quella del professore, uno scrittore finito e senza aver mai avuto successi letterari. Germain avrà sì il suo finale, ma non tra le mura del'allievo tanto spiato dal compagno. Il romanzo, in processo di scrittura, si concluderà fra le proprie mura domestiche e non più tra quelle di Rapha e, come in Teorema, i propri modi di vivere cambieranno radicalmente.

Fanno da sfondo il voyerismo, lo sport, l'arte, la matematica e la letteratura messi insieme in questo film di Francois  Ozon basatosi sul testo teatrale spagnolo di Mayorga, "Il ragazzo dell'ultimo banco".

Da notare l'omaggio a Hitchcock preso da La finestra sul cortile, dove, come al cinema, le vite degli altri vengono osservate.

Danilo Ruberto










venerdì 30 novembre 2012

Lo sceicco bianco apre Fellini

Pensare Federico Fellini con la sua prima opera da regista, due anni dopo Luci del varietà diretto con Lattuada : il film d'esordio del regista riminese apre al suo cinema. Immaginiamo di essere nell'anno in cui la pellicola è stata trasmessa nelle sale cinematografiche e immaginiamo perciò di non conoscere i film di Fellini, il suo modo di lavorare, la recitazione degli attori e di non sapere niente nel momento in cui assistiamo al suo battesimo come regista.

Da una sceneggiatura che ha dato l'impressione di essere stata improvvisata alla vigilia delle riprese, il film ha come protagonista una coppia di sposi divisa fra il parentado, l'assenza della moglie (che fugge e in tutto il film gli occhi del marito sono fondamentali) e dove emergono temi come il desiderio, la purezza, il tentativo (tramite gli zii del marito) di avere una sistemazione economica, la maschera della maschera (lo sceicco smascherato dalla moglie): i punti chiave degli 82 minuti de Lo sceicco bianco.


<<Voglio tornare a Roma >>. Il film inizia con la città eterna per spostarsi in un altro luogo, quello del desiderio, incarnato in Via 24 Maggio : << Dieci minuti e subito ci arrivate >>. Nella sceneggiatura non è presente il luogo di origine della coppia Ivan e Wanda; è un luogo immaginario, che non esiste: Altovilla Marittima. Da un luogo che si affaccia sul mare fino a tornare sul mare, su di una barca, dove il desiderio svanisce, rivelando la natura dello Sceicco, un donnaiolo oppresso dalla presenza della moglie; Wanda è una delle tante ragazze a cui viene promesso un amore da favola. Sono i luoghi marittimi, per la giovane sognatrice, a rivelarsi vacui: Ad Altavilla Marittima non c'è altro da fare, << gente volgare, dove i giovanotti non sanno nemmeno parlare >> , e nel fiume dove si getta non riesce nemmeno a farla finita.


La stanza di Wanda è il luogo dove sorge l'immaginario, dove ha inizio una vita parallela, quella del sogno, in cui  i protagonisti dei fotoromanzi di Amore e fatalità, Raniero l'avventuriero e l'impersonificazione del sogno, Fernando Rivoli, iniziano a prendere forma. La neo coppia segue due sogni, due tipi di desiderio: il primo di tipo economico (per la sistemazione della famiglia stessa), Wanda di tipo amoroso, sognando un'altra "casa": pur essendo finalmente a Roma, Via 24 Maggio diventa (o dovrebbe diventare) la realizzazione del sogno. Nel momento in cui prende volto lo sceicco, il desiderio rimane lì, utopico, fantasmatico, non reale: Rivoli è un uomo di tutti i giorni (la vita di un personaggio dei fotoromanzi, tolta la maschera - o gli abiti di scena - è sposato e non libero come aveva fatto credere), non aderisce alla proiezione di Wanda. Lo sceicco dondola sull'altalena. Si manifesta alla sposina con un sorriso furbastro, oscillando sopra di lei e scendendo, con un salto, fino ad incontrare i suoi occhi.    


I fili conduttori di questo sguardo felliniano sulla vita sono il volto di Ivan, disperato e bugiardo nel tentativo di giustificare l'assenza della moglie agli zii, inventandosi una febbre che non c'è; la protagonista Wanda, trasportata in un sogno onirico rivelatosi subito inesistente. Tornando nella realtà, viene riconosciuta subito dai parenti di Ivani, accogliendola.

Non c'è scandalo, non c'è tempo per le spiegazioni. L'incontro col Papa chiama, il marito accoglie Wanda

Nell'atto del fantastico, Wanda è lontana da tutti, ma una volta in cui tutto è reale, da una barca e dal suo gettarsi in un fiume si ritrova in Piazza San Pietro, luogo del desiderio del marito (sistemazione e protezione economica). Gli occhi la scrutano e subito la riconoscono, accogliendola nella propria vita, introducendola alla vita domestica, quella scelta con il matrimonio (qui luogo non solo del sacro, ma del profano).

Sogno, ritorno alla realtà, la realtà che sta per configurarsi: gli occhi di Ivan ora sono placati.Come i nostri, se fossimo stati presenti ad uno dei primi film di Fellini, il primo come regista da solo. Solo come noi, trasportati in sala 60 anni fa. Anche il nostro sogno inizia ed ha un luogo onirico ma il nostro, con la cinematografia di Fellini, tornando nel presente, è reale.